Cordiali ringraziamenti a Emanuele Sanna per aver tradotto questo lavoro!
Also See: (Italian) La natura di Buddha NON è "Io sono" - "Buddha Nature is NOT "I Am"
Per la versione in inglese vedi https://www.awakeningtoreality.com/2007/03/thusnesss-six-stages-of-experience.html
Per la versione in cinese vedi http://awakeningtoreality.blogspot.sg/p/chinese-translation-of.html
Aggiornamento: una guida è ora disponibile come supporto per comprendere e mettere in pratica le intuizioni presentate su questo blog. Vedi https://app.box.com/s/157eqgiosuw6xqvs00ibdkmc0r3mu8jg
Aggiornamento 2: Una nuova versione abbreviata (molto più breve e concisa) della guida di AtR è ora disponibile qui: http://www.awakeningtoreality.com/2022/06/the-awakening-to-reality-practice-guide.html, potrebbe essere più utile per i principianti (più di 130 pagine), poiché l'originale (lungo oltre 1000 pagine) potrebbe essere troppo lungo da leggere per alcuni.
Consiglio vivamente di leggere quella guida gratuita di AtR. Come ha detto Yin Ling, "Penso che la guida abbreviata di AtR sia molto buona. Dovrebbe condurre alla comprensione dell'anatta se letta attentamente. È concisa e diretta."
Aggiornamento: 9 settembre 2023 - È ora disponibile l'Audiolibro (gratuito) della Guida alla Pratica del Risveglio alla Realtà su SoundCloud! https://soundcloud.com/soh-wei-yu/sets/the-awakening-to-reality
(Soh: Questo articolo è stato scritto dal mio insegnante che usa il soprannome online "Thusness"/"PasserBy". Dalla sua pubblicazione, ho attraversato queste fasi di realizzazione.)
NOTA: Le fasi non hanno alcuna autorità, sono solo condivise a scopo informativo. L'articolo su Anatta (Nessun-Sé), Vuoto, Maha e Ordinarietà, e Perfezione Spontanea è un buon riferimento per queste 7 fasi di esperienza. Le originali sei fasi di esperienza sono state aggiornate a sette fasi di esperienza, con l'aggiunta di “Fase 7: La Presenza si Perfeziona Spontaneamente” è un invito ai lettori a comprendere che riconoscere la natura della realtà come il fondamento di tutte le esperienze, che è sempre invariabile, è fondamentale affinché possa manifestarsi naturalmente, senza nessuno sforzo.
Basato su: http://buddhism.sgforums.com/?action=thread_display&thread_id=210722&page=3
I commenti qui di seguito sono di Thusness, a meno che non sia esplicitamente indicato che provengono da Soh.
(Prima stesura: 20 settembre 2006, Ultimo aggiornamento da parte di Thusness: 27 agosto 2012, Ultimo aggiornamento da parte di Soh: 22 gennaio 2019)
Fase 1: L'Esperienza del "IO SONO"
Era circa 20 anni fa e tutto è iniziato con la domanda "Prima della nascita, chi sono io?" Non so perché, ma questa domanda sembrava catturarmi completamente. Potevo passare giorni e notti seduto, concentrato, riflettendo su questa domanda; fino a quando un giorno, tutto sembrò fermarsi del tutto, non sorse neanche un singolo filo di pensiero. C'era semplicemente il nulla e un vuoto completo, solo questa sensazione di pura esistenza. Questa semplice sensazione di Io, questa Presenza, cos'era? Non era il corpo, non era il pensiero poiché non c'era pensiero, niente affatto, solo l'Esistenza stessa. Non c'era bisogno che qualcuno confermasse questa comprensione.
In quel momento di realizzazione, ho sperimentato un'enorme liberazione di energia. Era come se la vita si stesse esprimendo attraverso il mio corpo e io non fossi altro che questa espressione. Tuttavia, in quel momento, ero ancora incapace di capire appieno cosa fosse questa esperienza e come avessi frainteso la sua natura.
Commenti di Soh: Questa è anche la Prima Fase di Five Ranks of Tozan Ryokai (una mappa del risveglio del Buddhismo Zen), chiamata "L'Apparente all'interno del Reale". Questa fase può anche essere descritta come un Fondamento dell'Essere oceanico o una Sorgente priva del senso dell'individualità/il sé personale, descritta qui da Thusness nel 2006:
"Come un fiume che scorre nell'oceano, il sé si dissolve nel nulla. Quando un praticante diventa completamente consapevole della natura illusoria dell'individualità, la divisione soggetto-oggetto non ha luogo. Una persona che sperimenta l' "IO SONO" troverà l' "IO SONO" in tutto. Com'è?
Liberarsi dall'individualità: venire e andare, vita e morte, tutti i fenomeni emergono e scompaiono semplicemente dallo sfondo dell' "IO SONO". L' "IO SONO" non è sperimentato come un’ “entità” che risiede da qualche parte, né all'interno né all'esterno; piuttosto, è sperimentato come la realtà fondamentale in cui tutti i fenomeni hanno luogo. Anche nel momento del declino (morte), lo yogi è completamente autenticato con quella realtà; sperimentando il “Reale” con la massima chiarezza possibile. Non possiamo perdere quell' "IO SONO"; piuttosto, tutte le cose possono solo sciogliersi e riemergere da esso. L' "IO SONO" non si è mosso, non c'è venire e andare. Questo "IO SONO" è Dio.
I praticanti non dovrebbero mai confondere questo con la vera Mente di Buddha! L' "IO SONO" è la consapevolezza primitiva. Ecco perché è così travolgente. Semplicemente non c'è “comprensione” della sua natura vuota." (Estratto da Buddha Nature is NOT "I Am").
Soh: Per realizzare IO SONO, il metodo più diretto è l’Introspezione, chiedendoti 'Prima della nascita, Chi sono io?’ o semplicemente 'Chi sono io?' Vedi: What is your very Mind right now??, capitolo sull’Introspezione in The Awakening to Reality Practice Guide and AtR Guide - abridged version e in Awakening to Reality: A Guide to the Nature of Mind e nel mio libro gratuito, The Direct Path to Your Real Self, il testo di Ramana Maharshi 'Who am I?' (https://app.box.com/s/v8r7i8ng17cxr1aoiz9ca1jychct6v84) e il suo libro 'Be As You Are', i testi e i libri del Maestro Ch'an Hsu Yun dai quali puoi leggere un esempio in Essentials Of Chan Practice (Hua Tou/Self Enquiry), e altre raccomandazioni di libri sull’Introspezione in Book Recommendations 2019 and Practice Advices o questi video su YouTube:
https://www.youtube.com/watch?v=lCrWn_NueUg
https://www.youtube.com/watch?v=783Gb4KbzGY
https://www.youtube.com/watch?v=ymvj01q44o0
https://www.youtube.com/watch?v=Kmrh3OaHnQs
Personalmente, interrogandomi 'Prima della nascita, Chi sono io?' per due anni mi ha condotto alla mia certezza senza dubbi dell'Essere/Realizzazione del Sé. Si noti che molto spesso, si possono avere fugaci visioni ed esperienze di IO SONO o di spaziosità vivida o di qualche sensazione di essere un osservatore, ma tutto questo non è la Realizzazione dell’ IO SONO della Fase 1 di Thusness, né la realizzazione della Fase 1 è semplicemente uno stato di chiarezza. L'Introspezione condurrà senza dubbi alla realizzazione. Ho avuto fugaci visioni di IO SONO a intervalli per tre anni prima della mia incrollabile Auto-Realizzazione nel febbraio 2010, che ho scritto nella mia prima annotazione nel mio libro gratuito. Sulle differenze, consulta I AM Experience/Glimpse/Recognition vs I AM Realization (Certainty of Being) e il primo punto su Realization and Experience and Non-Dual Experience from Different Perspectives.
Per ulteriori progressi dopo la realizzazione di IO SONO, concentrati su Four Aspects of I AM, contemplando le due strofe dell'anatta in On Anatta (No-Self), Emptiness, Maha and Ordinariness, and Spontaneous Perfection e in Two Types of Nondual Contemplation.
Molte persone che conosco (compreso lo stesso Thusness) sono rimaste bloccate nelle Fasi 1-3 per decenni o per tutta la loro vita senza fare molti progressi a causa della mancanza di indicazioni chiare e orientamento, ma seguendo i consigli di Thusness relativi ai quattro aspetti e la contemplazione dell'anatta (assenza di sé), sono stato in grado di progredire dalla realizzazione della Fase 1 alla Fase 5 in meno di un anno, nel 2010.
Fase 2: L'Esperienza di "IO SONO Tutto"
Sembra che la mia esperienza fosse supportata da molti insegnamenti dell'Advaita e dell'Induismo. Ma il più grande errore che ho commesso è stato quando ho parlato con un amico buddhista. Mi ha parlato della dottrina dell'assenza di sé, dell'assenza di un “Io”. Ho respinto tale dottrina categoricamente, poiché era in diretta contraddizione con ciò che avevo sperimentato. Sono stato profondamente confuso per un po' di tempo e non riuscivo a capire perché il Buddha avesse insegnato questa dottrina e, ancora peggio, l'avesse resa un Sigillo del Dharma. Fino a quando un giorno ho sperimentato la fusione di tutto in “Me”, ma in qualche modo non c'era un “me”. Era come un "Io senza Io". In qualche modo ho accettato l'idea del “nessun Io”, ma poi ho ancora insistito sul fatto che il Buddha non avrebbe dovuto spiegarlo in quel modo...
L'esperienza è stata meravigliosa, è stato come se fossi completamente emancipato, una liberazione completa senza confini. Mi sono detto: "Sono completamente convinto che non sono più confuso", quindi ho scritto una poesia (qualcosa di simile a quanto segue):
Sono la pioggia
Sono il cielo
Sono il “blu”
Il colore del cielo
Niente è più reale dell'Io
Quindi Buddha, Io sono Io.
C'è una frase per questa esperienza: "Ovunque e ogniqualvolta C'È, l'È è Me". Questa frase era come un mantra per me. La usavo spesso per riportarmi all'esperienza della Presenza.
Il resto del viaggio è stato lo sviluppo e il perfezionamento ulteriore di questa esperienza di Presenza Totale, ma in qualche modo c'era sempre un blocco, qualcosa che mi impediva di rivivere l'esperienza appieno. Era l'incapacità di “morire” completamente nella Presenza totale...
Commenti di Soh: Il passaggio seguente dovrebbe chiarire questa fase:
"Si tratta di portare questo IO SONO in tutto. IO SONO l'Io in te. L'Io nel gatto, l'Io nell'uccello. IO SONO la prima persona in ognuno e in Tutto. Io. Questa è la mia seconda fase. Che l'Io è ultimo e universale." - John Tan, 2013
Fase 3: Entrare in uno Stato di Nulla
In qualche modo qualcosa stava bloccando il naturale fluire della mia essenza più intima e mi impediva di rivivere l'esperienza. La Presenza era ancora lì, ma non c'era senso di “totalità”. Era logicamente ed intuitivamente chiaro che “Io” era il problema. Era l'Io che stava bloccando; era l'Io che era il limite; era l'Io che era il confine, ma perché non potevo liberarmene? In quel momento non mi è venuto in mente di esaminare la natura della consapevolezza e cosa significhi la consapevolezza in generale. Invece, ero troppo impegnato nell'arte di entrare in uno stato di oblio per liberarmi dell'Io... Questo è continuato per i successivi 13+ anni (naturalmente nel frattempo ci sono stati molti altri eventi minori e l'esperienza della totale presenza è avvenuta molte volte, ma con pause lunghe di alcuni mesi)...
Tuttavia, sono giunto a una comprensione importante: l'Io è la causa radice di tutte le artificialità, la vera libertà sta nella spontaneità. Arrendersi completamente al nulla e tutto è semplicemente Sé.
Commenti di Soh:
Ecco qualcosa che Thusness mi scrisse in merito alla Fase 3 mentre avevo alcune fugaci visioni delle Fasi 1 e 2 nel 2008,
"Associare la “morte dell'Io” con la vivida luminosità della tua esperienza è prematuro. Ciò ti porterà in visioni erronee perché c'è anche l'esperienza dei praticanti attraverso la completa resa o eliminazione (abbandono), come i praticanti taoisti. Può verificarsi un'esperienza di profonda beatitudine che va oltre quella che hai sperimentato. Ma il focus non è sulla luminosità, bensì sull'assenza di sforzo, naturalità e spontaneità. Nella completa rinuncia non c'è l'Io; non c'è neanche bisogno di sapere nulla; infatti, la “conoscenza” è considerata un ostacolo. Il praticante abbandona mente, corpo, conoscenza... tutto. Non c'è intuizione, non c'è luminosità, c'è solo il totale permettere a tutto ciò che accade di accadere in modo spontaneo. Tutti i sensi, compresa la coscienza, vengono chiusi e completamente assorbiti. La consapevolezza di “qualsiasi cosa” avviene solo dopo essere emersi da quello stato.
Uno è l'esperienza di una vivida luminosità, mentre l'altro è uno stato di oblio. Pertanto, non è appropriato collegare la completa dissoluzione dell'Io solo a ciò che hai sperimentato."
Guarda anche questo articolo per dei commenti sulla Fase 3: http://www.awakeningtoreality.com/2019/03/thusnesss-comments-on-nisargadatta.html
Tuttavia, è solo nelle Fasi 4 e 5 di Thusness che si comprende che il modo senza sforzo e naturale per rinunciare al sé/Sé è attraverso la realizzazione e l'attualizzazione dell'anatta come un'intuizione, non attraverso l'ingresso in uno stato speciale o alterato di trance, samadhi, assorbimento o oblio. Come Thusness scrisse in precedenza,
"...sembra che sia necessario sforzarsi molto, ma in realtà non è così. L'intera pratica si rivela essere un processo di disfacimento. È un processo di comprendere gradualmente il funzionamento della nostra natura, che è liberata fin dall'inizio ma offuscata da questo senso di “sé” che cerca sempre di preservarsi, proteggersi e attaccarsi costantemente. L'intero senso di sé è un “fare”. Qualsiasi cosa facciamo, sia positiva che negativa, è comunque un fare. In definitiva, non c'è neanche un lasciar andare o un lasciare essere, poiché c'è già un continuo dissolversi e sorgere, e questo continuo dissolversi e sorgere si rivela essere auto-liberante. Senza questo “sé” o 'Sé', non c'è “fare”, c'è solo un sorgere spontaneo."
~ Thusness (fonte: Non-dual and karmic patterns)
"...Quando uno non è in grado di vedere la verità della nostra natura, ogni lasciar andare è solo un altro modo di trattenere, mascherato. Perciò senza la “visione”, non c'è liberazione... è un processo graduale di vedere più in profondità. Quando viene visto, il lasciar andare è naturale. Non puoi sforzarti a rinunciare al sé... la purificazione per me è sempre in queste visioni... non-dualità e natura del vuoto...."
Fase 4: La Presenza come uno Specchio Chiaro e Luminoso
Sono entrato in contatto con il Buddhismo nel 1997. Non perché volessi scoprire di più sull'esperienza della “Presenza”, ma piuttosto perché l'insegnamento dell'impermanenza era profondamente in sintonia con ciò che stavo vivendo nella mia vita. A causa di una crisi finanziaria, mi trovavo di fronte alla possibilità di perdere tutta la mia ricchezza e anche altro. In quel momento non avevo idea che il Buddhismo fosse così profondamente ricco per quanto riguarda l'aspetto della “Presenza”. Il mistero della vita non può essere compreso, cercavo rifugio nel Buddhismo (commento di Soh: ha preso rifugio nelle tre gemme Buddha, Dharma e Sangha sotto la guida della 41ª H.H. Sakya Trizin) per alleviare le sofferenze causate dalla crisi finanziaria, ma si è rivelato essere la chiave mancante per sperimentare la totalità della presenza.
All'epoca non ero così resistente alla dottrina del “nessun sé”, ma l'idea che tutta l'esistenza fenomenica fosse priva di un “sé” o di un “Sé” intrinseco non mi aveva pienamente colpito. Parlavano del “sé” come personalità o del “Sé” come “Testimone Eterno”? Dobbiamo fare a meno anche del “Testimone”? Era il Testimone stesso un'altra illusione?
C'è il pensiero, ma nessun pensatore
C'è il suono, ma nessun ascoltatore
Esiste la sofferenza, ma nessun sofferente
Ci sono azioni, ma nessun agente
Meditavo profondamente sul significato della strofa riportata sopra fino a quando un giorno, improvvisamente, ho sentito “tongss…”, era così chiaro, non c'era nient'altro, solo il suono e nient'altro! E “tongss…” risonava... Era così chiaro, così vivido!
Quell'esperienza era così familiare, così reale e così chiara. Era la stessa esperienza di "IO SONO"... era senza pensiero, senza concetti, senza intermediari, senza nessuno lì, senza alcun intermediario... Cos'era? Era la Presenza! Ma questa volta non era “IO SONO”, non stavo chiedendo “chi sono io”, non era la pura sensazione di "IO SONO", era “TONGSss…”, il suono puro...
Poi è arrivato il Gusto, solo il Gusto e nient'altro...
Il battito del cuore...
Il Paesaggio…
Non c'era spazio tra loro, non più mesi di attesa perché si manifestasse...
Non c'è mai stata una fase da raggiungere, nessun Io da cessare e non è mai esistito
Non c'è un punto di entrata e uscita...
Non c'è Suono là fuori o qua dentro...
Non c'è un “Io” separato dal sorgere e dal cessare... La molteplicità della Presenza...
La Presenza si rivela da momento a momento…
Commenti:
Questo è l'inizio di una visione dell'assenza di sé. E’ emersa l'intuizione dell'assenza di sé, ma l'esperienza non-duale è ancora molto più “Brahman” che “Sunyata”; infatti è più Brahman che mai. Ora l'"IO SONO" viene sperimentato in Tutto.
Tuttavia, questa è una fase chiave molto importante in cui il praticante sperimenta un salto quantico nella percezione che scioglie il nodo dualistico. Questa è anche l'essenza chiave che porta alla realizzazione che "Tutto è Mente", tutto è semplicemente Questa Unica Realtà.
La tendenza a estrapolare una Realtà Ultima o una Coscienza Universale in cui facciamo parte di questa Realtà rimane sorprendentemente forte. In effetti, il nodo dualistico è scomparso ma il legame nel vedere le cose in modo intrinseco non lo è. I nodi “dualistici” e “intrinseci” che impediscono di sperimentare appieno la nostra Maha, la natura vuota e non-duale della consapevolezza primordiale sono due “incantesimi percettivi” molto diversi che accecano.
La sottosezione "Sul Secondo Stanza" del post "Sull'Anatta (Assenza di Sé), sull'Emptiness (Vuotezza), sulla Maha (Grandezza) e sulla Ordinarietà e sulla Perfezione Spontanea" approfondisce ulteriormente questa intuizione.
Commenti di Soh:
L'inizio della realizzazione non duale e dell’ingresso senza barriere né entrata né uscita. Non si cerca più uno stato di oblio per liberarsi del sé, come nel caso della Fase 3, ma si inizia a comprendere e attualizzare il sempre-già-così dell'assenza di sé e la natura non-duale della Consapevolezza. Tuttavia, la Fase 4 tende a concludersi con la dissoluzione della separazione nel polo di una pura soggettività ultima anziché vedere la coscienza come il semplice fluire della fenomenalità, come nella Fase 5, lasciando così tracce di un Assoluto.
Thusness scrisse nel 2005:
"Senza il “sé”, la Totalità viene immediatamente raggiunta. C'è solo e sempre questo “Essere”. Il soggetto è sempre stato l'oggetto di osservazione. Questo è il vero samadhi senza entrare in trance. Comprendere completamente questa verità. È il vero cammino verso la liberazione. Ogni suono, sensazione, manifestazione della coscienza è così chiaro, reale e vivido. Ogni momento è samadhi. La punta delle dita a contatto con la tastiera, ha misteriosamente creato la coscienza del contatto, cos'è? Senti l'intera essenza dell'essere e la sua realtà. Non c'è un soggetto... solo “Essere”. Nessun pensiero, in realtà non c'è pensiero e nessun “sé”. Solo Pura Consapevolezza.", "Come potrebbe qualcuno capire? Il pianto, il suono, il rumore sono il buddha. È tutta l'esperienza di Thusness. Per conoscere il vero significato di questo, non trattenere neanche la minima traccia dell’ “Io”. Nello stato più naturale del Non-Sé, Tutto È. Anche se qualcuno dicesse la stessa affermazione, la profondità dell'esperienza è diversa. Non ha senso convincere nessuno. Qualcuno può capire? Qualsiasi forma di rifiuto, Qualsiasi tipo di divisione È rifiutare la buddhità. Se c'è la minima percezione di un soggetto, di un sperimentatore, ci siamo persi il punto. La Consapevolezza Naturale è senza soggetto. La vividezza e la chiarezza. Senti, assapora, vedi ed ascolta con totalità. Non c'è mai un “Io”. Grazie Buddha, Tu veramente sai. :)"
Fase 5: Nessun Riflesso nello Specchio
Non c'è uno specchio che riflette
In tutto ciò che appare, semplicemente c’è.
Una mano sola batte le mani
Tutto È!
Effettivamente, la Fase 4 è semplicemente l'esperienza della non divisione tra soggetto/oggetto. L'illuminazione iniziale intravista dalla strofa dell'anatta è senza sé, ma nella fase successiva del mio progresso sembrava più una unione inseparabile tra soggetto e oggetto, piuttosto che assolutamente senza soggetto. Questo è precisamente il secondo caso dei Tre livelli di comprensione del Non-Dualismo. Ero ancora meravigliato dalla purezza e dalla vividezza dei fenomeni nella fase 4.
La Fase 5 è piuttosto completa nell'essere nessuno, e la chiamerei anatta in tutti e tre gli aspetti: nessuna divisione tra soggetto e oggetto, nessun doer-ship e assenza di agente.
Il punto di svolta qui è la visione diretta e completa che “lo specchio non è nient'altro che un pensiero che sorge”. Con questo, la solidità e tutta la grandezza di “Brahman” vanno giù per lo scarico. Tuttavia, ci si sente perfettamente a proprio agio e liberati senza l'agente e semplicemente come un pensiero che sorge o come in un vivido momento di rintocco di campana. Tutta l’intensità e la presenza rimangono, con un senso aggiuntivo di libertà. Qui un'unione tra specchio e riflesso è chiaramente compresa come falsa, c'è solo un’intensa ricordo. Non può esserci una “unione” se non c'è un soggetto da cui partire. È solo nel richiamo sottile, cioè in un pensiero che richiama un momento precedente di pensiero, che sembra esistere l'osservatore. Da qui, mi sono spostato verso il terzo grado del non-dualismo.
La Prima Strofa completa e perfeziona la Seconda per rendere l'esperienza del non-sé completa e naturale in soli cinguettii di uccelli, battiti di tamburo, passi, cielo, montagna, camminare, masticare e gustare; nessun testimone che si nasconde da nessuna parte! “Tutto” è un processo, un evento, una manifestazione e un fenomeno, niente di ontologico o con un'essenza.
Questa fase è un'esperienza non-duale molto completa; c'è spontaneità nel non-duale e si realizza che nella visione c'è sempre solo paesaggio e nell'ascolto ci sono sempre solo suoni. Troviamo vera gioia nella naturalezza e nell'ordinarietà, come comunemente espresso nello Zen come “tagliare la legna, portate l'acqua; la primavera arriva, l'erba cresce”. Per quanto riguarda l'ordinarietà (vedi " Su Maha nell'Ordinarietà"), questa deve anche essere compresa correttamente. Una recente conversazione con Simpo riassume ciò che sto cercando di trasmettere riguardo all'ordinarietà. Simpo (Longchen) è un praticante molto perspicace e sincero, ci sono alcuni articoli di alta qualità scritti da lui sul non-dualismo sul suo sito web Dreamdatum.
Sì, Simpo,
Il non-duale è ordinario poiché non esiste un’ “altra” fase da raggiungere. Appare straordinario e grandioso solo in seguito a un confronto.
Detto ciò, l'esperienza maha che si manifesta come "masticare l'universo" e la spontaneità dell'accadimento primordiale devono comunque rimanere maha, liberi, infiniti e chiari. Perché è ciò che è e non può essere diversamente. La "straordinarietà e grandiosità" che risultano dal confronto devono essere correttamente distinte dal “cos'è” del non-duale.
Ogni volta che si verifica una tensione, è già una manifestazione della “divisione tra chi vive l’esperienza e ciò che è sperimentato”. Dal punto di vista convenzionale, essendo questa la causa, è anche l'effetto. Qualunque sia la condizione, che sia il risultato di situazioni sfavorevoli o di un richiamo sottile per raggiungere una certa sensazione positiva o un tentativo di risolvere una divisione immaginaria, dobbiamo considerare che l'illuminazione “non-duale” non ha pervaso completamente il nostro essere come fa la “tendenza karmica a dividere”. Non abbiamo accolto ciò che è con coraggio, apertura e senza riserve. :-)
È solo il mio punto di vista, una condivisione informale.
I praticanti, a questo livello, spesso diventano euforici credendo che questa fase sia finale; in realtà sembra essere una sorta di pseudo-finalità. Ma si tratta di un fraintendimento. Non si può dire molto. Il praticante sarà anche naturalmente condotto verso la perfezione spontanea senza procedere ulteriormente nello svuotamento degli aggregati. :-)
Per ulteriori commenti: http://buddhism.sgforums.com/forums/1728/topics/210722?page=6
Commenti:
La caduta è completa, il centro è scomparso. Il centro non è altro che una sottile tendenza karmica a dividere. Un'espressione più poetica potrebbe essere "il suono sente, il paesaggio vede, la polvere è lo specchio". I fenomeni transitori stessi sono sempre stati lo specchio; solo una forte visione dualistica impedisce la visione.
Spesso sono necessari cicli e cicli di raffinamento delle nostre intuizioni per rendere il non-duale meno “impegnato” e più “spontaneo”. Questo è correlato all'esperienza della non-solidità e della spontaneità dell'esperienza. La sottosezione "On the first stanza" del post "Sull'Anatta (Nessun-Sé), Vuoto, Maha e Ordinarietà, e Perfezione Spontanea" approfondisce ulteriormente questa fase di intuizione.
In questa fase, dobbiamo essere chiari sul fatto che svuotare il soggetto porterà solo alla non-dualità e che c'è bisogno di svuotare ulteriormente gli aggregati, i 18 dhatus. Ciò significa che è necessario penetrare ulteriormente nella natura vuota dei 5 aggregati, dei 18 dhatus, con l'origine dipendente e il concetto di vuoto. La necessità di rendere solido un Brahman Universale è compresa come la tendenza karmica a “solidificare” le esperienze. Questo porta alla comprensione della natura vuota della presenza non-duale.
Fase 6: La Natura della Presenza è Vuota
Fase 4 e 5 sono la scala di grigi per vedere attraverso il soggetto che in realtà (anatta) non esiste , ci sono solo gli aggregati. Tuttavia, persino gli aggregati sono vuoti (Sutra del Cuore). Può sembrare ovvio, ma spesso, persino un praticante che ha maturato l'esperienza dell'anatta (come nella fase 5) trascurerà la sua essenza.
Come ho già detto in precedenza, la fase 5 sembra essere la fase finale ed è inutile enfatizzare qualsiasi cosa. Che uno proceda ulteriormente ad esplorare questa natura vuota della Presenza e ad entrare nel mondo Maha di talezza dipenderà dalle nostre condizioni.
In questo momento, è necessario avere chiarezza su cosa non sia il Vuoto per evitare fraintendimenti:
Il Vuoto non è una sostanza.
Il Vuoto non è un substrato o uno sfondo.
Il Vuoto non è la luce.
Il Vuoto non è la coscienza o la consapevolezza.
Il Vuoto non è l'Assoluto.
Il Vuoto non esiste autonomamente.
Gli oggetti non sono composti dal Vuoto.
Gli oggetti non sorgono dal Vuoto.
Il Vuoto del "Io" non nega il "Io".
Il Vuoto non è la sensazione che si verifica quando nessun oggetto appare alla mente.
Meditare sul Vuoto non consiste nel calmare la mente.
Fonte: Insegnamento del Vuoto Non-Duale
E vorrei aggiungere,
Il Vuoto non è un percorso di pratica
Il Vuoto non è una forma di fruizione
Il Vuoto è la “natura” di tutte le esperienze. Non c'è nulla da raggiungere o praticare. Quello che dobbiamo realizzare è questa natura vuota, questa natura di “inafferrabilità”, “impossibilità di localizzazione” e “interconnessione” di tutto quanto. Il Vuoto rivelerà che non solo non c'è un “chi” nella consapevolezza pristina, ma non c'è neanche un “dove” e un “quando”. Sia che si tratti di “Io”, “Qui” o “Ora”, sono tutte semplicemente impressioni che sorgono in dipendenza dal principio di condizionalità.
Quando c'è questo, c'è quello.
Con la comparsa di questo, compare quello.
Quando questo non è, neanche quello è.
Con la cessazione di questo, cessa anche quello.
La profondità di questo principio in quattro versi di condizionalità non risiede nelle parole. Per una esposizione più teorica, consulta "Insegnamenti del Vuoto Non-Duale" del Dottor Greg Goode; per una narrazione più esperienziale, consulta la sottosezione "Sul Vuoto" e "Sul Maha" nel post “sull'Anatta (Nessun-Sé), Vuoto, Maha e Ordinarietà, e Perfezione Spontanea".
Commenti:
Qui la pratica è chiaramente compresa come né inseguire lo specchio né fuggire dal riflesso di Maya; è vedere in modo completo la “natura” del riflesso. Vedere che non c'è davvero nessuno specchio al di fuori del riflesso in corso dovuto alla nostra natura vuota. Non c'è uno specchio a cui aggrapparsi come realtà di sfondo né un Maya da cui fuggire. Oltre questi due estremi si trova il cammino di mezzo: la saggezza prajna di vedere che Maya è la nostra natura di Buddha.
Recentemente, An Eternal Now ha aggiornato alcuni articoli di alta qualità che descrivono meglio l'esperienza maha di talezza. Ti invito a leggere i seguenti articoli:
Le ultime 3 sottosezioni ("Sul Vuoto", "Su Maha nell'Ordinarietà", "Perfezione Spontanea") del post "Sull'Anatta (Nessun-Sé), Vuoto, Maha e Ordinarietà, e Perfezione Spontanea" elaborano questa fase di comprensione del vuoto e il progresso graduale nel maturare l'esperienza nella modalità di pratica senza sforzo. È importante sapere che, oltre all'esperienza dell'irrintracciabilità e dell'inarrestabilità del vuoto, l'interconnessione di tutto ciò che crea l' esperienza Maha è altrettanto preziosa.
Fase 7: La Presenza è Perfettamente Spontanea
Dopo cicli e cicli di perfezionamento della nostra pratica e delle nostre intuizioni, giungeremo a questa realizzazione:
L'Anatta è un sigillo, non una fase.
La consapevolezza è sempre stata non-duale.
Le apparizioni sono sempre state Non-sorgenti.
Tutti i fenomeni sono “interconnessi” per natura Maha.
Tutto è sempre stato così. Solo visioni dualistiche e intrinseche stanno oscurando questi fatti esperienziali e quindi ciò di cui c'è realmente bisogno è semplicemente sperimentare apertamente e senza riserve ciò che si presenta (vedi sezione "Sulla Perfezione Spontanea" ). Tuttavia, ciò non indica la fine della pratica; la pratica si sposta semplicemente per diventare dinamica e basata sulle condizioni e sulla manifestazione. Il terreno e il percorso della pratica diventano indistinguibili.
Commenti:
L'intero articolo su Anatta (Nessun-Sé), Vuoto, Maha e Ordinarietà e Perfezione Spontanea può essere considerato come i diversi approcci verso la realizzazione finale di questa natura già perfetta e non artificiosa della consapevolezza.